Anche questo sonetto è un mio contributo al gioco delle Cose che ci sono in casa
Mio PC, tecnologico portento
che credevo strumento di lavoro,
hai spalancato le finestre al vento,
mi hai trascinata in un’età dell’oro.
Il sapere, le vite immaginate
e immaginarie, il vero e il falso, brama
di fama, riso e pianto a rate,
tutto in un formidabile diorama.
E voi chi siete, e chi vi ha convocati
elettrici fantasmi, ilari lari
familiari, insediati a casa mia?
Sconosciuti, mi diventate cari
(mi sbigottisce ancora la malìa)
poi spengo tutto e ve ne siete andati.
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