Questa è una breve guida (in progress) ai giochi di parole presenti nel blog.
Acrostico, poesiola acrostica
L’acrostico è un componimento nel quale le lettere iniziali di ciascun verso, lette in successione, formano un nome o una frase. Nel poemetto sulla Resistenza, ho applicato la regola con una variante restrittiva: non sono le iniziali di ciascun verso a comporre la parola Resistenza, ma le iniziali di ogni singola parola.
Anagramma, poesiola anagrammatica
L’enigmista Enrico Parodi (Snoopy) definisce l’anagramma con un anagramma: «Lo determini mercé l’esatto / rimescolamento di lettere». Alcune delle mie poesiole anagrammatiche sono costruite ricavando ogni verso dal nome e cognome di un personaggio noto; un esempio è Alda Merini = Ali dan rime.
Un formidabile generatore di anagrammi è il Motore anagrammatico del Gaunt, di Corrado “NightGaunt” Giustozzi.
Fanfola, poesia metasemantica
La gnòsi delle fanfole (Baldini&Castoldi, 1994, con prefazione e commento di Maro Marcellini) è una raccolta di poesie di Fosco Maraini; le fanfole sono componimenti poetici nei quali le parole utilizzate non hanno (per la maggior parte) nessun significato ma sono puri suoni. Nell’introduzione alla raccolta, lo stesso Maraini spiega come nel linguaggio metasemantico “proponi dei suoni ed attendi che il tuo patrimonio d’esperienze interiori, magari il tuo subconscio, dia loro significati, valori emotivi, profondità e bellezze. È dunque la parola come musica e come scintilla”.
Pier Paolo Rinaldi e Stefano Bartezzaghi parlano di fanfole qui e Alessandro Bonino qui.
Ircocervo
“Il gioco dell’ircocervo è più antico del suo nome. Il suo nome credo di averlo inventato io, invitando qualche anno fa i lettori dell’Espresso a fondere tra loro due nomi famosi e a fornire una definizione del nuovo personaggio.”
(Umberto Eco, dalla prefazione al volume ’900 di Massimo Bucchi, Edizioni La Repubblica, 1998. La prefazione si può leggere qui)
Metaversi
Dati due versi noti, bisogna passare dall’uno all’altro attraverso due versi di raccordo appositamente composti dal giocatore.
Ho ritrovato il gioco proposto da Stefano Bartezzaghi in due numeri di Lessico e Nuvole (La Repubblica) (1 e 2) e uno di Tuttolibri (La Stampa).
Poesie a motore
Grazie ad uno spunto offertomi dal compagno di giochi Claudio Mercandino in una conversazione on line (sempre sia lodata la Rete, sempre siano lodati i social network) ho pensato ad un nuovo esperimento di letteratura potenziale (*) e dunque ad una nuova contrainte: partendo da un verso noto (o dall’incipit di un’opera), si fa una ricerca su Google per ognuna delle parole (sostantivi e aggettivi) contenute nel verso stesso: nella prima pagina trovata, si cerca la frase che meglio si presta ad essere usata come verso della nuova poesia; si procede in questo modo fino all’ultima parola.
(*) OULIPO, La letteratura potenziale (Creazioni Ri-creazioni e Ricreazioni), edizione italiana di Ruggero Campagnoli e Yves Hersant, Clueb, Bologna, 1985; www.oplepo.it
Sciara, sciarada haiku
La sciarada haiku è un componimento di tre versi, ideato da Gianmario Missaglia (Green Sport. Un altro sport è possibile, Molfetta, La meridiana, 2002), che ricalca lo schema enigmistico della sciarada, consistente nell’unire due parole per formarne una terza. Stefano Bartezzaghi parla del gioco delle sciare qui e qui.
Traduzioni circolari
I traduttori automatici possono essere dei prodigiosi strumenti di letteratura potenziale (*): si ottengono risultati interessanti traducendo un testo dall’italiano in un’altra lingua qualsiasi e ritraducendo in italiano il testo così ottenuto. Risultati ancora migliori e testi più surreali si ottengono con più di un passaggio.
(*) OULIPO, La letteratura potenziale (Creazioni Ri-creazioni e Ricreazioni), cit.
Versi maltusiani
Le poesie in versi maltusiani, ispirate alle anacreontiche di don Ferdinando Ingarrica, si diffusero agli inizi del ‘900 ad opera dei futuristi e della rivista Lacerba.
Paolo Albani ne parla qui e Pier Paolo Rinaldi qui.
Si tratta di componimenti in quartine di ottonari, dei quali l’ultimo è tronco, quindi interruptus (da cui la definizione di maltusiano). Un esempio tra i miei preferiti è quello di Luciano Folgore, riportato da Ardengo Soffici nella rivista Lacerba (marzo 1913):
Padreterno è quella cosa
Che ti veglia giorno e notte
Ma che poi se ne strafotte
Delle tue calamità.
Mi mancava un posto come questo, che frequenterò volentieri e spesso. Ciao 🙂
Francesca
mi fa molto piacere. grazie, ciao!
molto interessante
Ale, il secondo link, quello di Pier Paolo Rinaldi (http://www.golemindispensabile.it/index.php?_idnodo=16879&_idfrm=61), non funziona più…
Ciao bella!
Ho visto, Dario. Purtroppo, l’archivio di Golem deve essere stato eliminato.