Il centone è un’antica forma poetica che consiste nello scrivere poesie assemblando versi e pezzi di versi provenienti da poesie già esistenti. […] In italiano funzionano meglio i versi delle canzoni, specie gli ottonari.
Stefano Bartezzaghi, qui.
Molti anni fa mi sono divertita a comporre qualche centone con versi di canzoni; in questo esempio compare anche la citazione di un film il cui titolo si componeva di due ottonari in rima baciata:
– Mi dispiace di svegliarti
se la notte è fredda e scura
desde la historica altura
(quanta polvere che c’è!).
Alzati, che sta passando
quel gran pezzo dell’Ubalda
con un carico di frutti
sulla mia torpedo blu.
Alzati, che si sta alzando
fra Martino campanaro.
– Non sopporto i cori russi
la mia banda suona il rock.
Non ti accorgi quando piango
nella vecchia fattoria.
L’insalata era nell’orto?
Insalata non ce n’è.
Ma dimmi tu dove sarà
il caffè della Peppina
fiumi azzurri e colline:
tutto questo non c’è più.
Se l’amore che mi hai dato
(sulle cose, sulla gente,
per le strade di Pechino,
sulla mia torpedo blu,
per intere settimane,
dove tira sempre il vento)
è perché ti voglio bene,
questa notte è per te.
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