Archive for the 'acrostici' Category

Acrostici per Lucio Dalla

Leviamo un calice
in onore di amate
liriche lontane,
adolescenti.

Lassù,
una canzone infinita, ora.
Dovevi andare?
Lucide lacrime.
Addio.

Auguri acrostici e anagrammatici

DUEMILADODICI: un augurio acrostico e uno anagrammatico e d’amore

1.
Dovremmo utilmente evitare Maya:
ignoriamo le angosciose divinazioni,
ora danziamo, innalziamo calici,
ipnotizziamoci.

2.
Dedicai l’umido
dì a lui, D. Medicò
(caddi), mi udì e lo
udii. E m’addolcì.

Auguri acrostici riciclati

Un anno fa avevo partecipato all’avventura dei Post sotto l’albero, che ho ricordato qui a ferragosto. Oggi vorrei riciclare alcune di quelle poesie. Si tratta di traduzioni acrostiche: leggendo le iniziali delle parole usate parodiando la poesia originale, si ottiene ‘Post sotto l’albero’.
Auguri.

Natale
Giuseppe Ungaretti

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Traduzione acrostica:

Preferisco, obliato, sostare,
trascurare strade ostiche,
trovare tepore.
Ora lasciatemi
abbioccare,
levate babbinatale
e renne,
ora.

*

Di un Natale metropolitano
Eugenio Montale

Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch’ora adombrano
i tuoi ricci bergère fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po’ alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota,
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguirti
sui gradini automatici che ti slittano in giù…

Traduzione acrostica:

Penduli ornamenti
sul tuo specchio ovale,
tintinnìi, trastulli.
Orpelli londinesi austeri,
luci.
Bevute evitate, rotaie, oblio.

*

Natale al Caffè Florian
Franco Fortini

La nebbia rosa
e l’aria dei freddi vapori
arrugginiti con la sera,
il fischio del battello che sparve
nel largo delle campane.
Un triste davanzale,
Venezia che abbruna le rose
sul grande canale.
Cadute le stelle, cadute le rose
nel vento che porta il Natale.

Traduzione acrostica:

Pensoso occhieggiare
sotto tettoie serenissime.
Onusti tavolini
tristemente officianti.
Libeccio, acque languide, bruma
e rose offuscate.

 

Acrostici fuori stagione

Il giorno di ferragosto mi è sembrata la data più adatta per ripescare le poesiole acrostiche scritte per il PslA 2010; la sollecitazione che mi ha definitivamente convinta è arrivata dal mio bambino di 4 anni, che stamattina ha pensato bene di farci ascoltare Jingle bells, chissà perché.
C’è una persona che su FriendFeed, ogni anno dal 2003, raccoglie un po’ di post di blogger e ne fa un e-book collettivo più o meno natalizio, che si intitola
“Post sotto l’albero”. Questa persona si chiama [Sir] Squonk e l’e-book completo si può scaricare qui
All’invito per il PslA 2010 ho risposto anch’io, con alcune trascrizioni acrostiche di poesie note. La contrainte: leggendo in successione le iniziali di tutte le parole che compongono ogni poesia, si ottiene
Post sotto l’albero, il che riconduce al tema natalizio finanche il passero solitario.
Le poesie che ho scelto e trasformato sono:
Natale (G. Ungaretti), Di un Natale metropolitano (E. Montale), Natale al Caffè Florian (F. Fortini) e Il passero solitario (G. Leopardi). Si tratta di poesie sicuramente note; ciononostante, ho riportato i testi originali (escludendo soltanto Il passero solitario) per un confronto immediato.

A mo’ di manifesto programmatico con dedica, ne ho composta una che non ha nessun riferimento a testi già esistenti.

Sotto l’albero di poesie

Prenderei Ossi, Satura, tutto:
sospenderei ogni tomo, tutto ornerei
l’albero: luccicherebbe, brillerebbe
e risplenderebbe. Orsù!

(Perché ognuno sappia
trastullarsi, sentire odi,
tollerare taluni obbrobri:
lietamente,
amici lontani,
blogger eccelsi,
recovi omaggi.)

*
Natale
Giuseppe Ungaretti

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Traduzione acrostica:

Preferisco, obliato, sostare,
trascurare strade ostiche,
trovare tepore.
Ora lasciatemi
abbioccare,
levate babbinatale
e renne,
ora.

*
Di un Natale metropolitano
Eugenio Montale

Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch’ora adombrano
i tuoi ricci bergère fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po’ alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota,
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguirti
sui gradini automatici che ti slittano in giù…

Traduzione acrostica:

Penduli ornamenti
sul tuo specchio ovale,
tintinnìi, trastulli.
Orpelli londinesi austeri,
luci.
Bevute evitate, rotaie, oblio.

*
Natale al Caffè Florian
Franco Fortini

La nebbia rosa
e l’aria dei freddi vapori
arrugginiti con la sera,
il fischio del battello che sparve
nel largo delle campane.
Un triste davanzale,
Venezia che abbruna le rose
sul grande canale.
Cadute le stelle, cadute le rose
nel vento che porta il Natale.

Traduzione acrostica:

Pensoso occhieggiare
sotto tettoie serenissime.
Onusti tavolini
tristemente officianti.
Libeccio, acque languide, bruma
e rose offuscate.

*
Il passero solitario
Giacomo Leopardi

Passero,
olimpico sulla torre,
solingo osservi,
tranquillamente trilli.

Ottenebrato leggermente,
amore, lusinghe, bellezza evito,
rosicando oltremodo.

Cicatrice acrostica

Questo è il mio contributo a Cicatrici, un ebook collettivo di Barabba Edizioni.
L’intero ebook si può leggere e scaricare (pdf, epub o mobi) seguendo il link.

(Senza titolo)

(Posizione)
Basso ventre.

(Cause)
Taglio cesareo.

(Conseguenze)
Avrei voluto essere capace di scrivere qualcosa sulla cicatrice lasciata da due tagli cesarei, qualcosa a proposito di questo: io non lo so quante volte ripensa al parto una donna che ha partorito spontaneamente (mi pare si dica così), ma so che una cicatrice come quella lasciata da due tagli cesarei ti fa ripensare continuamente a quelle due volte che hai sentito tutto un tramestio senza avvertire dolore, tutta una serie di scuotimenti e di manovre che non riuscivi bene a interpretare e poi hai sentito finalmente un pianto e poi ti hanno avvicinato un piccolissimo bambino e quando la sua guancia ha sfiorato la tua, il pianto è immediatamente cessato (ed è iniziato il tuo) e la cosa bruttissima è stata che il gesto istintivo di abbracciare, di toccare con le mani è stato frenato da certi legacci che bloccavano le braccia. E insomma, tutto questo, se non ci fosse altro motivo per ricordarlo, ci penserebbe la cicatrice a fartelo ricordare, praticamente ogni giorno.
Avrei voluto essere capace di scrivere per bene su questo, poi ho ripiegato su un acrostico:

Cesareo.
Intervento chirurgico,
attesa terminata,
roseo infante,
cicatrice imperitura.

Fanfolacrostica – 3 (quasi un sonetto)

Fino al fondo dell’àllida ansimiosa
Arbeccia il versoperso e s’intramusa,
Non lascia segni di letterannosa,
Fanfruglia un’alfabreta sensillusa.

Ondàliche parole fanno accroglia
Lùscide, e si grovigliano in verbaria,
Agili aggetticando sulla soglia.

18 giugno 1999


Poemetto acrostico

Questo poemetto acrostico è comparso in (anzi, è stato composto appositamente per) Schegge di Liberazione – outtakes, un ebook collettivo e gratuito di Barabba Edizioni, scaricabile  qui in pdf (formato A5, se lo vuoi stampare metti due/quattro pagine per foglio) e qui in epub.
(versione 1.1)
Schegge di Liberazione – outtakes contiene i post che non sono stati selezionati per la carta di Schegge di Liberazione 2011 (sempre collettivo e gratuito), che si può scaricare qui nella versione pdf, qui in quella pdf ecosostenibile, qui in epub e qui in mobi. C’è anche la versione cartacea.
(versione 1.0)

R.E.S.I.S.T.E.N.Z.A.

1.
Ricordate.
È Storia:
inenarrabili soprusi,
terrore,
e nero zelo
assassino.

2.
Ragazze erano.
Scalavano impervi sentieri,
tessevano epistolari,
nutrivano zolle antifasciste.

Ragazze,
erano serenamente indomabili.
Scaltre, tramavano
e nascondevano.
Zelanti, armate.

Rossana,
Elvira,
Serena,
Irma,
Silvia
Tosca,
Elena,
Nadia,
Zaira,
Anty,

(*)

Ricordàtele.
Erano staffette:
infaticabili,
silenziose, tenaci.
Esistenze nitide,
zefiro anarchico.

3.
Ricordate.
E siate inflessibili.
Sappiate tentare
estreme, nuove zampate
antifasciste.

Resistere,
e schierarsi.
Instancabilmente,
senza tregua,
estirpare
neofascismi zotici.
Adelante!

(*) Rossana, Elvira, Serena, Irma, Silvia, Tosca, Elena, Nadia, Zaira e Anty sono i nomi (per la maggior parte nomi di battaglia) di dieci partigiane, le cui storie – come quelle di tutte le altre donne che hanno combattuto la guerra di Liberazione – forse non sono note abbastanza.

Bambina Villa. Nome di battaglia: Rossana 
Elvira Sabbatini Paladini 
Ines Pisoni. Nome di battaglia: Serena
Irma Bandiera 
Enrichetta Cabassa. Nome di battaglia: Silvia
Adalgisa Gallarani. Nome di battaglia: Tosca 
Mafalda Antonelli. Nome di battaglia: Elena (anche qui)
Giuseppina Venturini. Nome di battaglia: Nadia
Zaira Cianchi
Irma Marchiani. Nome di battaglia: Anty Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana 


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