Il mondo era fatto
di zie e zii
compresi quelli che non lo erano
di fichi a settembre e pomodori a seccare
bulli che non si chiamavano bulli
ma stronzi
attese di giorni di festa
leopardiane senza saperlo
attese di giorni di sole
neve che non si scioglieva
inverni che iniziavano ad agosto
suore vecchissime nell’unico asilo
rose sfogliate dal vento
petali e profumo di ginestre
sulle strade dove passava il santo
vociare di pranzi dalle finestre
cani liberi e amici
e case con le porte aperte
ubriachi che rincasavano cantando
inciampando e bestemmiando
e suoni di fisarmoniche
vedove in nero per tutta la vita
preghiere incomprensibili in latino
libberanosdòmmine
e il pullman grigio all’alba
città irraggiungibili
cappotti rivoltati e cappelli in mano
zappe pesantissime
coperte all’uncinetto
ricami preziosissimi
e mele sotto il letto
galline sulle strade
stazioni sconosciute
via crucis come funerali
funerali come via crucis
e croci ai crocicchi
negozi dove comprare
carta leggera di sigarette
candeggina “medicina per i panni”
e cioccolata a forma di formaggino
crocchie di capelli mai tagliati
e pettenesse
uva spina
e spille da balia
dicerìe feroci
e vite rovinate.
Il mondo era fatto di questo.
Di bello ben poco
ma tutto – nel ricordo – bellissimo
e solo perché perduto.
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