È iniziato da qualche giorno, su vibrisse, il gioco poetico Le cose che ci sono in casa. Anche questa volta, come l’anno scorso con Le lodi del corpo maschile, Giulio Mozzi ha voluto coinvolgermi (bontà sua) nell’avventura.
Questo, intanto, è un mio contributo al gioco, le cui regole sono qui:
È un mobile minuscolo, étagère
con soli tre ripiani,
anni trenta/quaranta.
Era già in casa quando sono nata
e mi hanno detto che te la portavi
ovunque andavi
anche nella città dove dovevi
sentirti un’étrangère,
la piccola étagère.
Poi l’ho tenuta io e l’ho portata
con me in tutte le case di passaggio
ma all’ultimo
l’ho lasciata dov’eri
e dove ci hai lasciati,
forse per ritrovarla
le volte che ritorno.
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