Se lampi e tuoni arrivano improvvisi,
immediato mi afferra il mal di testa,
m’immusonisco: niente più sorrisi
fintanto che passata è la tempesta.
La nebbia agl’irti colli mi distrugge,
il vento sembra schiaffeggiarmi ostile
e m’atterrisce quando fischia e mugge,
e mi minaccia come uno staffile.
Cosa fa della pioggia sì gran pianto
da non poter sottrarmi all’empatia?
E perché il gelo mi si posa accanto?
Mi dicono ch’è meteoropatia;
μετέωρον (*), πάθος (**): ciò che avviene in alto
io lo patisco come cosa mia.
(*) Metéoron
(**) Patos
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