Ero giovane e innamorata di Borromini e, in particolare, della chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, per la sua pianta che sembrava un cristallo di neve ed era stata disegnata a partire da una stella, per la spirale della lanterna, per cose che avevo visto soltanto sui libri. Ero a Roma per una vacanza brevissima e giravo, senza una meta precisa, nei dintorni di piazza Navona. Con ancora negli occhi l’incanto dell’Angelo di San Matteo, del Caravaggio di San Luigi dei Francesi, sono passata accanto a un portone aperto, ho sbirciato all’interno e l’ho vista la facciata di Sant’Ivo in fondo al cortile, con in cima la lanterna che faceva un po’ girare la testa. Non l’avevo cercata, non quel giorno, non sapevo nemmeno che fosse lì. Lo ricordo come un incontro bellissimo, una specie di richiamo. E rimane uno dei luoghi romani che più mi rasserenano.
Andavo, senza pericoli. Salti alti
volai, cantati senza lode. Spirali,
pallidi aloni senza età: scovarti,
spazio visto da’ cieli! La lanterna
elicoidale t’innalzava risposta.
Sentenziai: «Vista dà l’ali al corpo.»
(ogni verso è l’anagramma di Cortile di Sant’Ivo alla Sapienza)
su sant’Ivo feci una ricerca per l’esame di storia dell’architettura al primo anno di università. uno dei più bei gioielli di Roma.
un gioiello, sì.
fantastico!
grazie, Claudio!