Archivio per agosto 2011

Acrostici fuori stagione

Il giorno di ferragosto mi è sembrata la data più adatta per ripescare le poesiole acrostiche scritte per il PslA 2010; la sollecitazione che mi ha definitivamente convinta è arrivata dal mio bambino di 4 anni, che stamattina ha pensato bene di farci ascoltare Jingle bells, chissà perché.
C’è una persona che su FriendFeed, ogni anno dal 2003, raccoglie un po’ di post di blogger e ne fa un e-book collettivo più o meno natalizio, che si intitola
“Post sotto l’albero”. Questa persona si chiama [Sir] Squonk e l’e-book completo si può scaricare qui
All’invito per il PslA 2010 ho risposto anch’io, con alcune trascrizioni acrostiche di poesie note. La contrainte: leggendo in successione le iniziali di tutte le parole che compongono ogni poesia, si ottiene
Post sotto l’albero, il che riconduce al tema natalizio finanche il passero solitario.
Le poesie che ho scelto e trasformato sono:
Natale (G. Ungaretti), Di un Natale metropolitano (E. Montale), Natale al Caffè Florian (F. Fortini) e Il passero solitario (G. Leopardi). Si tratta di poesie sicuramente note; ciononostante, ho riportato i testi originali (escludendo soltanto Il passero solitario) per un confronto immediato.

A mo’ di manifesto programmatico con dedica, ne ho composta una che non ha nessun riferimento a testi già esistenti.

Sotto l’albero di poesie

Prenderei Ossi, Satura, tutto:
sospenderei ogni tomo, tutto ornerei
l’albero: luccicherebbe, brillerebbe
e risplenderebbe. Orsù!

(Perché ognuno sappia
trastullarsi, sentire odi,
tollerare taluni obbrobri:
lietamente,
amici lontani,
blogger eccelsi,
recovi omaggi.)

*
Natale
Giuseppe Ungaretti

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Traduzione acrostica:

Preferisco, obliato, sostare,
trascurare strade ostiche,
trovare tepore.
Ora lasciatemi
abbioccare,
levate babbinatale
e renne,
ora.

*
Di un Natale metropolitano
Eugenio Montale

Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch’ora adombrano
i tuoi ricci bergère fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po’ alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota,
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguirti
sui gradini automatici che ti slittano in giù…

Traduzione acrostica:

Penduli ornamenti
sul tuo specchio ovale,
tintinnìi, trastulli.
Orpelli londinesi austeri,
luci.
Bevute evitate, rotaie, oblio.

*
Natale al Caffè Florian
Franco Fortini

La nebbia rosa
e l’aria dei freddi vapori
arrugginiti con la sera,
il fischio del battello che sparve
nel largo delle campane.
Un triste davanzale,
Venezia che abbruna le rose
sul grande canale.
Cadute le stelle, cadute le rose
nel vento che porta il Natale.

Traduzione acrostica:

Pensoso occhieggiare
sotto tettoie serenissime.
Onusti tavolini
tristemente officianti.
Libeccio, acque languide, bruma
e rose offuscate.

*
Il passero solitario
Giacomo Leopardi

Passero,
olimpico sulla torre,
solingo osservi,
tranquillamente trilli.

Ottenebrato leggermente,
amore, lusinghe, bellezza evito,
rosicando oltremodo.

Un limerick archeologico

Un archeologo in gita a Selinunte
guardando quelle mètope consunte
pensò: “Di questo tempio
il tempo ha fatto scempio.
Oh, come tutto quanto è transeunte!”

Anagrammi della notte di San Lorenzo

Rallentando sento ozi,
allietando non sterzo.
Stelle danzanti? No, oro.
Danzano stelle? No, rito:
saranno notti del zelo,
solo letti danzeranno.
Ronzano lente. Stolida.

Ogni verso è l’anagramma di “la notte di San Lorenzo”

Il giorno ad urlapicchio

Fosco Maraini recita una delle sue più belle poesie metasemantiche, accompagnato al piano da Stefano Bollani.
Anche Il giorno ad urlapicchio fa parte della raccolta Gnòsi delle fanfole, di cui si è già detto qui.

Ci son dei giorni smègi e lombidiosi
col cielo dagro e un fònzero gongruto
ci son meriggi gnàlidi e budriosi
che plògidan sul mondo infrangelluto,

ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini,
le nuvole buzzìllano, i bernecchi
ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini;

è un giorno per le vànvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero,
è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio
in cui m’hai detto «t’amo per davvero».

Una fanfola in musica

Nel 2007 la nuova edizione di Gnòsi delle Fanfole di Fosco Maraini esce con allegato CD: le 21 tracce sono altrettante poesie musicate da Stefano Bollani e Massimo Altomare (se ne parla diffusamente qui). La prima, la bellissima Il giorno ad urlapicchio, è recitata dallo stesso Fosco Maraini, che aveva accolto con entusiasmo il lavoro di Bollani e Altomare (il disco era già uscito nel 1998 e le fanfole erano state cantate dal vivo in diversi teatri), avendo sempre sostenuto che la poesia metasemantica andasse letta ad alta voce o cantata.
Questa è E gnacche alla formica:

E gnacche alla formica

Io t’amo o pia cicala e un trillargento
ci spàffera nel cuor la tua canzona.
Canta cicala frìnfera nel vento:
E gnacche alla formica ammucchiarona!

Che vuole la formica con quell’umbe
da mòghera burbiosa? È vero, arzìa
per tutto il giorno, e tràmiga e cucumbe
col capo chino in mogna micrargìa.

Verrà l’inverno sì, verrà il mordese
verranno tante gosce aggramerine,
ma intanto il sole schìcchera gigliese
e sgnèllida tra cròndale velvine.

Canta cicala, càntera in manfrore,
il mezzogiorno zàmpiga e leona.
Canta cicala in zìlleri d’amore:
E gnacche alla formica ammucchiarona!

Alessandrini di Liberazione

Anche nelle Schegge di Liberazione, l’ebook che ha ospitato il poemetto acrostico sulla Resistenza,  si annidavano versi alessandrini utili alla composizione di poesie da prose; ne ho trovati un po’:

Ricordò l’aula fredda | con le macchie di umido
davanti alla Geloso a | sentire Radio Londra
quel freddo senza dio | in quel grigio di niente
i tedeschi che avevano | occupato la villa
una lingua orribile | e ancora sconosciuta
i tedeschi che vide | passare su un camion
dietro stava legato | un uomo, un partigiano,
impiccato all’alba | al passaggio a livello.

Attraversare a piedi | campagne disastrate
l’umore della terra | smemorata e molle
senza maï voltarsi | durante quel tragitto:
Tiri dritto in quel fango | impastato di morti
affamati di vita e | di libertà e di sogni.

I ricordi bisogna | maneggiarli con cura
perché la Resistenza | non è un libro di storia.

Le fonti, dal primo all’ultimo verso (i due alessandrini contrassegnati dall’asterisco provengono da Schegge di Liberazione 2011, tutti gli altri da Schegge di Liberazione outtakes):
(1) “Batchiara”, Il volo della colomba, p. 58
(2) Cristiano Micucci “Mix”, Onde corte, p.15
(3) Betta Bertozzi “simon crubellier”, Il tavolo di mio padre, p. 196
(4) Cassandra Rofi “La Civetta”, Meleto p. 64
(5) Federico Pucci “Cratete” , Pressione + Tempo p. 81 (*)
(6), (7), (8) Cassandra Rofi, cit., p.65
(9) Federico Giacanelli “Bolso”, feat. Elena Giacanelli Boriosi “una ragazza del 1931”, Di madre in figlio, p. 207
(10) Federico Pucci “Cratete” , cit., p.81 (*)
(11) Ludovica Anselmo, Storia di Anna e Anselmo, p. 144
(12), (13) Betta Bertozzi “simon crubellier”, Il tavolo di mio padre, p.  197, 198
(14) Federico Giacanelli “Bolso”, cit., p. 205
(15) Franco Broccardi “baskerville”, Ohm, p. 133


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